Novembre: FEMMINICIDIO - E' POSSIBILE ATTRAVERSO LA GRAFOLOGIA COGLIERE I SEGNALI DI PERICOLO? LA RISPOSTA E' : SI TRATTO DAL MIO LIBRO "GRAFOLOGIA E CRIMINOLOGIA"

L’Enciclopedia Treccani definisce il termine “femminicidio” con queste parole: “Uccisione diretta o provocata, eliminazione fisica o annientamento morale della donna e del suo ruolo sociale”, anche se comunemente si considera femminicidio solo l’assassinio a seguito di una violenza reiterata e continuata, perpetrata ai suoi danni. Il tema è di grande (e triste) attualità: quasi ogni giorno i media ci raccontano storie di donne massacrate, e i numeri relativi a questi crimini sono in continua crescita. La maggior parte dei femminicidi nasce dalla gelosia o da una separazione, che l’uomo non riesce ad accettare. Ci sono però casi nei quali l’assassino può essere il padre, il fratello o un altro individuo di sesso maschile che uccide per le ragioni più disparate, per esempio perché la vittima non accetta le regole della famiglia o perché rifiuta un matrimonio combinato. Nel caso di un femminicidio perpetrato all’interno di una coppia, spesso il delitto rappresenta l’apice di un processo crescente di violenze domestiche dalle quali una donna cerca di scappare. A quel punto, il suo aguzzino (a volte dopo averla sottoposta a stalking), consapevole di aver perso il controllo su di lei, agisce con un atto estremo di punizione: la morte. In alcuni casi il killer subito dopo si suicida, quasi a volersi legare alla sua vittima per l’eternità. Ma è possibile, attraverso la grafologia, cogliere dei segnali di pericolo? La risposta è sì, perché chi arriva a commettere questo genere di atti è, di base un soggetto violento, che spesso ha sviluppato e accumulato rabbia sin dalla più tenera età, perché non amato, rifiutato, abusato, bullizzato o comunque cresciuto in un ambiente violento. Già dagli scarabocchi di un bambino e dai primi disegni, quindi prima ancora della scrittura, è possibile rilevare dei tratti che indichino instabilità emotiva e aggressività che, se non adeguatamente affrontati e superati, possono portarlo a diventare un adulto aggressivo e, a volte, anche un assassino. Chiaramente non si può affermare che la presenza di determinati segni porti necessariamente a un finale così tragico, ma, di sicuro, soprattutto quando denotano uno stadio di aggressività molto elevato, evidenziano uno stato di rischio. In circostanze particolari, come appunto un tradimento o una separazione, potrebbe venir meno del tutto un equilibrio già precario, determinando gesti estremi. Allo stesso modo si può capire se l’aggressività del bambino/adolescente/adulto, che è naturalmente presente in ogni individuo ed è funzionale alla sopravvivenza, ha un carattere patologico e se è indirizzata verso l’esterno o verso se stesso (con atti di autolesionismo o tendenze suicide). In entrambi i casi, una diagnosi precoce può aiutare il soggetto a controllare i propri impulsi e ad affrontare i problemi e le delusioni in modo costruttivo e consapevole. 
 
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