AGOSTO 2020 INTERVISTA A " EMANUELE BOZZINI " A CURA DI ROSALINDA DI NOIA

Ben ritrovati amici di Almax, da Rosalinda Di Noia!

Questa volta, per l’angolo delle interviste, vi propongo un nuovo talento molto interessante che per scelta si è trasferito all’estero e da lì ha creato la sua carriera di musicista.

Con molto piacere, vi vado a presentare Emanuele Bozzini.

Ma andiamo ad approfondire meglio il discorso con questa chiacchierata che ho avuto modo di fare con lui.

RDN: Ciao Emanuele, benvenuto e grazie per la tua gentilissima disponibilità!

EB: Ciao Rosy e grazie a te!

RDN: Come nasce la passione per la musica?

EB: Sono sempre stato attirato dalla musica. Una delle mie prime foto da bimbo cosciente sono io che a 3 anni strimpello al piano di casa dei miei nonni. Ci passavo le ore. Cominciai a studiare pianoforte a 8 anni. La passione per il cantautorato italiano arrivò alle elementari: durante una lezione di musica a scuola, ascoltai “il vecchio e il bambino” di Francesco Guccini che mi folgorò. Da lì, il mio primo CD: “Radici”. Fu invece mia sorella Federica, più grande di 6 anni, ad aprire i miei orizzonti musicali. Lei ascoltava i Pink Floyd, Cat Stevens, Bob Dylan, i Rolling Stones, John Lennon, Supertramp, Velvet Underground, Dire Straits oltre ovviamente ai cantanti pop di quegli anni 80 (da Madonna, ai Police). Devo dirlo e sono felice di farlo: le devo moltissimo in questo. Se non ci fosse stata lei, non avrei avuto i giusti stimoli per scrivere cose mie nel modo giusto. Il primo concerto a cui ho assistito, fu lei a regalarmelo, per i miei 15 anni: The division bell dei Pink Floyd, al Delle Alpi di Torino. Fu un’illuminazione.

RDN: Quali sono gli artisti che maggiormente sono fonte di ispirazione per voi?

EB: Credo di avervi già ampiamente parlato del sostrato che mi ha educato musicalmente quando ero bambino. A livello italiano hanno certamente avuto una grande influenza su di me Battisti, Vinicio Capossela, i primi Litfiba, Fabrizio De Andrè, i Modena City Ramblers ma troverete in mie canzoni vecchie anche influenze di compositori classici che studiai come ad esempio Pachelbel. Ci sono molti musicisti contemporanei che mi ispirano come Andrea Laszlo de Simone, Ettore Giuradei o Iosonouncane. A livello internazionale in questo periodo mi emozionano molto la sensualità e la forza dei Kills o le atmosfere degli ultimi Arctic Monkeys. Ma ascolto veramente un po' di tutto. Non mi pongo molti paletti in ambito musicale e d’altronde non sono un grande conoscitore dei generi musicali. Se mi chiedete cosa faccio o sto tentando di fare con l’album che verrà, non ne ho la più pallida idea. Quello che mi tocca va aldilà del genere musicale e mira principalmente alla genuinità, e alla potenza espressiva di un artista. Persino un personaggio come Young Signorino, all’interno di un panorama Trap che tendenzialmente mi disgusta, a mio avviso se ne distanzia ampiamente e riesce a modo suo ad ispirarmi (e d’altronde non è un caso se autori come Vinicio Capossela o scultori come Fabio Viale abbiano collaborato con lui).

Poi ci sono le altre arti. Io do una grande importanza alle parole e alle immagini. Grandi autori come Joseph Conrad, Franz Kafka, John Fante e lo stesso Dante hanno avuto un’importanza determinante nelle storie che scrivo e probabilmente anche nella vita che faccio. C’è una canzone dell’album che poi verrà che invece è completamente ispirata ad un quadro di quel folle visionario di Hieronymus Bosch.

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RDN: Oltre ad essere un musicista hai anche una laurea in economia ma dopo di essa decidi di partire e trasferirti in Australia, parlaci di quel periodo cosa porti nel cuore e quanto questa esperienza di vita ha influito nelle tue scelte successive ma soprattutto mentre componi…. 

EB: Ho inserito nella mia biografia musicale il viaggio in Australia, più per comunicare il discorso sulla lontananza. È un discorso mio biografico intimo che prescinde dall’aspetto musicale. In quegli anni soffrivo di depressione. La laurea in economia (ma non solo quella) era stata per me, persona portata piuttosto allo studio della filosofia, una croce estremamente pesante che mi piegò. Il viaggio in Australia in solitario fu un percorso che mi autoimposi per spronarmi a reagire rispetto ad un presente su cui sentivo di non avere più nessuna presa. Scrissi molto in quel viaggio. Tra alti e bassi emotivi molto intensi imparai a gestire un po' di più le mie emozioni violente. Fu l’inizio di un percorso di lenta guarigione che porto avanti ancora adesso. Quel viaggio mi insegnò che è solamente attraverso la distanza che io sono in grado di sentirmi e mi spronò a riprendere in mano piano piano la mia vita in maniera originale. Le esperienze che feci, dai ranchs, al peschereccio fino all’autostop per migliaia di chilometri furono estremamente edificanti e in linea con quello che amo: natura, libertà, semplicità, contatto con l’universo.

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Tornato in Italia decisi di scappare via immediatamente e due mesi dopo arrivai in Belgio. Scrissi l’album “Fuga dal Paradiso” che arrangiai con i Marichka Connection per parlare di quel periodo. Si trattava di un album in cui tentavo di mantenere uno sguardo superpartes e positivo sul viaggio. In “Lontano” e in questo progetto solista ho invece deciso di abbandonarmi alla violenza e alla verità delle mie emozioni più intime. Credo che lo capirete soprattutto nelle canzoni che verranno.

RDN: Ora invece ti sei trasferito a Bruxelles come è ricaduta la scelta su questa città?

EB: Tornato dall’Australia avevo solo il desiderio di scappare. Trovai un lavoro in Belgio. Ci arrivai e trovai pianure aperte per tornare ad esprimermi finalmente allo stato brado. Rimasi “Lontano” appunto per riuscire ad ascoltarmi nuovamente. Anche se poi “lontano” per me vuole dire molto altro.

Bruxelles mi fornì inoltre un lavoro interessante. Tutt’oggi io scrivo progetti per terzi che vogliono partecipare ai bandi dell’Unione Europea. In qualche modo sento di essere qualcuno che aiuta gli altri a realizzare delle belle idee. E questo, in quei momenti in cui vorrei abbandonare tutto, mi motiva. Sono sempre stato attratto dalla realizzazione delle idee pur essendo io una persona molto astratta.

RDN: Proprio a Bruxelles hai ricominciato a comporre canzone cosa ti ha dato di stimolo questa città per tornare a farlo? E soprattutto se ti va di raccontarlo perché avevi smesso?

EB: Forse vi ho già risposto. Smisi di scrivere canzoni (non smisi invece mai di scrivere racconti e pensieri) a causa di scelte di vita e di una situazione personale che mi opprimevano. Di un continuo senso di vergogna e inadeguatezza che mi piegavano. Di uno strisciante e lungo stato depressivo. Bruxelles mi ha permesso di nascondermi e coltivarmi nel silenzio, lontano dai giudizi che ti bruciano l’anima e mi ha reinsegnato piano piano a volermi bene. Bruxelles è una città molto aperta e libera in cui non si insinua lo spirito che invece nei miei ambienti in Italia mi aveva piegato.

RDN: Sempre a Bruxelles entri a fare parte di una band come cantante di cui sei anche compositore, parlaci di questa band partendo dalla scelta del nome molto particolare “Marichka Connection”.

EB: Si. A Bruxelles ho ricominciato a scrivere. Ero in questa soffitta estremamente poetica in mezzo ai tetti sconclusionati della città. Ero finalmente lontano e in un luogo caotico abbastanza per ridare forma al mio sentire non del tutto dritto. E ricominciai a scrivere in musica. A Bruxelles re-incontrai Ariella De Gennaro, amica di lunga data e ottima violinista, con cui già suonavo in adolescenza a Torino col gruppo Docks Dora.

Ariella mi invitò un giorno a suonare per il provino di una sua amica, Marichka Matsepa, artista Ukraina. Di lì cominciammo a fare musica insieme e fu un percorso a varie tappe che mi ha dato molte soddisfazioni oltre ad avermi forzato a combattere contro tante mie vergogne e paure. Fu un periodo estremamente creativo. Che poi col tempo ha perso però di intensità. Com’era naturale che fosse.

RDN: Con la tua band avete avuto l’opportunità di portare in giro la vostra musica grazie anche a partecipazioni a Festival, parlaci di queste esperienze cosa avete imparato e come ha reagito il pubblico all’ascolto dei vostri brani….

EB: Coi Marichka Connection abbiamo suonato in situazioni molto diverse. Davamo il meglio di noi in due generi di situazioni: quella intima, per poche persone, a cui raccontavamo delle storie, sulle montagne sarde o nei villaggi friulani. E quella da palco, in cui sovente invitavo altri guests a completare il nostro sound in chiave più energica. Abbiamo suonato molto in Belgio e in Olanda in cui abbiamo sempre avuto un’accoglienza estremamente calorosa, cosa che mi stupiva in quanto a parole il pubblico non poteva capire niente. Ma la nostra musica folk rock era energica e melodica e li raggiungeva.

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In Italia abbiamo avuto la fortuna di partecipare all’Assisi Festival, aprendo Mario Venuti in Piazza Comunale ad Assisi, di suonare due volte tra i calanchi di Aliano, di partecipare al Buskers Di Ferrara e all’Ariano Folk Festival. Non so dire cosa imparammo. Forse solo che l’Italia è un posto bellissimo. Ma anche che essere pagati per quello che si fa, a differenza del nord Europa, diventa invece un’impresa faticosa.

RDN: Tra l’altro so che avete aperto per Africa Unite e Bandabardò che ricordo hai di loro e soprattutto che emozioni hai provato? 

M12: L’apertura, entrambe le volte a Bruxelles, degli Africa Unite (gruppo che ascoltavo molto in adolescenza) e della Bandabardò, sono ricordi bellissimi. Ho avuto modo di scambiare due chiacchiere con Bunna e con Alessandro Finazzo (il chitarrista dei BB). Soltanto due parole però, perché ahimè, in quelle situazioni, io divento una persona estremamente timida. Ricordo di una volta in cui prestai della strumentazione per un concerto in acustico di Vinicio Capossela in Piola Libri a Bruxelles e quando, durante il soundcheck pomeridiano mi ritrovai solo davanti al DIO Vinicio riuscii ad esprimere solo una rauca parola…..: ”Ciao”.  Ahhahahah… maledetta timidezza! Persone gentilissime ad ogni modo Bunna e Alessandro che ben rappresentano anche umanamente il genere di musica che portano avanti. L’energia sul palco era poi stata tanta in entrambi i casi e anche lì, il pubblico ci apprezzò molto.

RDN: Ora invece hai deciso di dare spazio ad un progetto come solista come è nata questa scelta?

EB: È una scelta che mi ha richiesto molto tempo per essere accettata da tutto il mio complesso impianto psicologico. Ma ad oggi mi rendo conto che il bisogno che avevo era legittimo ed estremamente semplice: avevo bisogno di fare cose nuove, collaborare con persone nuove, andare oltre ai paletti folk dei Marichka Connection. E poi avevo bisogno di essere solo, un po' a causa delle tematiche che voglio portare avanti con questo progetto, molto più intime e scure; un po’ per le stesse dinamiche di cui ho parlato precedentemente: è attraverso la lontananza che io so tornare a sentirmi nuovamente.

RDN: Questa scelta ti ha portato a realizzare un EP dal titolo “Lontano” puoi anticiparci qualcosa su questo disco? Cosa dobbiamo aspettarci da esso?

EB: Lontano è un EP che mette in luce le mie paure. Ho già pubblicato due pezzi di questo EP. Sparirò e Il Salto. Altri due compongono l’EP: L’Eremita, di cui pubblicherò un bellissimo video in settembre e Lontano. Sono 4 canzoni diverse tra loro che in qualche modo vogliono rappresentare la diversità dell’album che andrà a seguire. Ma ci sarà di più nell’album. Andrò oltre. Già da Sparirò a Lontano, se avrete modo e voglia di seguirmi, vedrete un progressivo allontanamento dal folk tramite cui ho composto coi Marichka. È grazie alla collaborazione col cantautore torinese Paolo Rigotto che ha coprodotto l’EP che ho potuto fare questo passo e gliene sono veramente grato. Paolo è una persona musicalmente molto evoluta già finalista a Musicultura (2020) e mi ha permesso con un grandissimo senso dell’ascolto di spaziare egregiamente in nuovi territori pur mantenendo lo spirito di quel che voglio esprimere.

RDN: Il 19 Giugno è uscito il primo singolo estratto da esso “Sparirò” e successivamente “Il Salto” parlaci di essi?

EB: Sparirò è una canzone che ho scritto a vent’anni e che inaugura il mio periodo di “lontananza”. L’ho presentata come primo singolo del mio nuovo progetto. Innanzitutto perché quell’urlo che scrissi tempo fa è rimasto in vita nonostante la paura che esprimeva. E quindi si merita tutta l’esistenza che in realtà sapeva esprimere.

Questo sta alla base di quello che voglio portare avanti con questo lavoro: ho bisogno di parlare di tutte quelle emozioni che ho sempre voluto reprimere, di metterne in risalto i colori; di renderle addirittura degne compagne di viaggio; che non devono però determinarne il corso. E poi perché è una canzone che ancora oggi mi emoziona enormemente e a cui sono molto affezionato.

Nel frattempo, ho pubblicato Il Salto che invece è una delle ultime canzoni da me scritte. Un po' un sunto di una lunga mia riflessione sulla tendenza mia personale e perpetua al cambiamento. Questa canzone parla molto di me e di chi sono io oggi.

RDN: Se dovessi descrivere i singoli con 3 parole quali usereste?

EB: Sparirò: Doloroso, Delicato, Intimo. Il Salto: Tre non bastano

RDN: Domanda che facciamo praticamente a tutti gli artisti, come vedi il panorama musicale attuale?

EB: Immagino tu mi chieda il mio parere sul panorama musicale italiano. Non so rispondere. Perché non l’ho vissuto abbastanza per poterlo giudicare.

RDN: In base alla tua esperienza, cosa ne pensi dei ragazzi, che si approcciano alla musica? Potresti dare loro qualche consiglio utile per aiutarli a “sopravvivere” nell’ambiente?

EB: Non sono nella posizione per dare consigli a nessuno, inizialmente perché non ho vissuto sufficientemente la situazione italiana. Immagino che sia una situazione dura, fatta di professionisti sottopagati che lottano per tenere in piedi la loro passione, di amici e parenti che ti chiedono quale sia il vero lavoro a cui si aspiri, di un pubblico pigro e difficile al tempo stesso. Bisogna essere forti per sopravvivere in questo ambiente. Forse andare all’estero può aiutare a farsi un po’ le ossa in ambienti meno difficili e più rispettosi della figura dell’artista. Forse è l’unica cosa tratta dalla mia esperienza che mi sento di dire. E poi ovviamente di non rinunciare mai alle proprie passioni. Questo lo dico da uomo ancora più che da artista. Ma so anche che ci sono tanti bravissimi musicisti nuovi italiani che ce la stanno facendo in Italia. E sono certamente loro a potere dare consigli più utili.

RDN: Per concludere per chi volesse acquistare il singolo, dopo averlo ascoltato dai vari canali social, dove può trovarlo?

EB: Bella domanda. Si possono certamente acquistare su ITunes e Apple music. Oppure aspettando l’EP: si potrà acquistare tutto insieme e ci sarà una tiratura molto limitata di vinili in 45 giri… quantomeno nella mia testa ?

…ma dai...nel passare dalle idee ai fatti ho comunque fatto nel tempo dei passi in avanti.

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RDN: Grazie Emanuele, per la tua disponibilità e ti aspettiamo quando avrai nuove cose da proporci.

EB: Grazie a te per la chiacchierata e sicuramente torneremo a trovarti appena ci sarà occasione!

Bene come avete potuto notare non c’è forza più trainante della passione e credere nelle proprie idee restando sempre coerenti con sé stessi.

Non mi resta che invitarvi ad andare a visitare i suoi canali social ovvero:

Sito Web: https://www.emanuelebozzini.com;

YouTube: https://www.youtube.com/watch?v=wXSa6F_X7-k

Per concludere, cogliete al volo l’occasione di ascoltare qualcosa di diverso da quello che conoscete o amate, perché non c’è niente di più stimolante che di scoprire mondi nuovi.

Con questo vi saluto e alla prossima!

Grazie da Almax Magazine per la cortesia e disponibilità. Con affetto e stima!