APRILE 2022 INTERVISTA A MONTONE a cura di Elisa Pellegrino

Amici di Almax, questo mese per la mia rubrica “asilE’s world”, ho fatto quattro chiacchiere con Ferdinando Montone, in arte Montone, musicista polistrumentista e autore che ha militato in tantissime band prima di iniziare a scrivere le sue canzoni in italiano nel 2017 e pubblicare nel 2019 il suo primo disco dal titolo “Slalom”. Vince il concorso per emergenti della rivista Classic Rock, che gli permette di esibirsi al Mei di Faenza. A novembre dello stesso anno è ospite della trasmissione televisiva Stracult, in onda su Rai2 con il suo singolo “Drink Tropicale”.

Durante il lockdown studia da producer e fonda l’etichetta Himalaya Dischi, iniziando a collaborare e produrre artisti della scena emergente romana.

Montone Una Lunga Notte copertina EP

Il 5 novembre 2021 esce il brano “Le 4 di notte”, seguito dal singolo “Le onde”.

L’8 aprile 2022 esce “Una lunga notte”, il suo nuovo EP (Tracklist: - Brucia- Le cose che non contano - Le 4 di notte- Le onde) accompagnato dal singolo “Le cose che non contano”.

Benvenuto sulle pagine di Almax Magazine o meglio benvenuto su “questo pianeta”, denominato Progetto Almax!

L’8 aprile è uscito il tuo nuovo lavoro, un EP, dal titolo “Una Lunga Notte” (Himalaya Dischi /Artist First): cosa vuoi raccontare con questo titolo? Se ci focalizziamo sul titolo sembra quasi un’attesa di una notte ma ad ascoltare le canzoni che lo compongono si evince che la “lunga notte” non è altro che un “periodo” della tua vita in cui vi è stato un cambiamento a livello “interiore”.

"Sicuramente c’è qualcosa di personale e tutto l’EP si snoda attraverso racconti di vite più o meno direttamente collegate alla mia, ma la notte a cui mi riferisco in realtà è quella della nostra società, gli ultimi due anni in particolare, ma anche tutto quello che è venuto prima. Secondo me viviamo in un periodo buio, sia a livello culturale che sociale. Credo che tra qualche secolo si parlerà dei nostri anni un po’ come noi parliamo oggi del medioevo. “

"Le cose che non contano”: usciamo o meglio stiamo tentando di uscire da una situazione in cui il mondo si è trovato, “viviamo” ancora “rinchiusi” con la “paura” di avvicinarci troppo all’altro per non esser “contagiati”, ma questa pandemia ci ha insegnato anche che l’uomo dava troppe cose per scontate e accantonava le cose davvero “importanti”!

Potremmo prendere in prestito le parole di Dante alla fine dell’Inferno “... tanto ch’i’ vidi de le cose belle che porta ‘l ciel, per un pertugio tondo. E quindi uscimmo a riveder le stelle” per dire che dopo l’ ”inferno interiore” c’è sempre “una luce” che ti mostra la via da percorrere e di abbandonare la “zavorra” che ci siamo portati addosso fino a quel momento.

“Sicuramente sì, “corsi e ricorsi storici” diceva qualcuno...Si uscirà ovviamente da questo momento, prima o poi. Bisogna trovare qualcosa che muova davvero le coscienze e ci spinga a vivere in modo diverso, sotto tanti punti di vista.”

Montone 008

Le onde racconta della fugacità della vita, proprio come le onde del mare sulla sabbia, arrivano e spazzano via tutto ciò che trovano, cancellando anche le nostre impronte… infatti nel ritornello tu canti “chissà domani come sarà quando le onde ci porteranno, via…”.

Orazio nelle Odi scrisse “Dum loquimur, fugerit invida aetas: carpe diem, qual minimum credula postero”, ed è davvero così, il tempo scorre troppo velocemente, bisognerebbe “vivere” il presente “assaporando” meglio ciò che abbiamo!

Potrei farti un’altra citazione, questa volta, tratta da Lorenzo de’ Medici “Quant’è bella giovinezza che si sfugge tuttavia! Chi vuol esser lieto, sia, di domani non c’è certezza!” :

questa “filosofia” era già “innata” in te o dopo il covid hai iniziato a sentire l’esigenza di vivere il “momento”?

“Hai colto in pieno il punto, perché il carpe diem è proprio l’idea attorno alla quale ho costruito Le onde. Ho sempre vissuto con questa idea nella testa ma non dipende dalla pandemia nel mio caso.

Mi impongo tutti i giorni di pensare alla fugacità delle cose umane e di cercare di vivere ogni esperienza nell’attimo esatto in cui capita, perché forse l’indomani potrebbe non capitare più.”

A quale di queste canzoni sei più “legato” e perché?

"È difficile risponderti, forse Le 4 di notte, perché è stata la canzone con cui ha preso definitivamente forma il sound di questo EP e che ha appunto segnato l’inizio di nuovo percorso nel mio modo di scrivere musica.”

Durante il lockdown hai fondato una tua etichetta, l’Himalaya dischi, perché questa scelta?

“Erano un po’ di anni che avevo in mente questa cosa, poi, sai, di colpo tutto si è fermato e ho iniziato a scavare più a fondo nella mia musica, nel mio suono.

Ho iniziato a studiare produzione, mi sono appassionato al sound design e cosi mi sono detto che forse era il momento giusto per produrre non solo le mie canzoni, ma anche quelle degli altri.

Ho deciso di chiamare Himalaya Dischi la mia etichetta, ben consapevole del fatto che fare musica oggi è un po’ come scalare una vetta altissima.”

Ti appassiona di più oggi esser “producer” o “artista”?

"Dipende dai momenti forse, però diciamo che ho intenzione di fare entrambe le cose. Ancora devo scoprire tante cose sull’essere producer e quindi questo mi crea grande eccitazione: mi piace molto lavorare con gli altri, aiutarli a scavare dentro, a capire che suono hanno in mente, a volta anche aiutarli a sostituire una semplice parola di un testo, per creare un nuovo significato.”

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Io ti ringrazio a nome mio e a nome di Almax.
“Grazie a te”

CREDITS:

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E con questo per questo mese è tutto, al prossimo numero di Almax, un bacio, la vostra Ely.