Ben ritrovati amici di Almax, da Rosalinda Di Noia!
Questa volta, per l’angolo delle interviste, un cantautore comasco che negli anni 90 ha avuto grande successo con la sua band punk-rock per poi ad un certo punto scegliere la strada solista e cantautorale per poter proporre ed esprimersi in qualcosa di diverso.
Per questo motivo, con molto piacere, vi vado a presentare Mario Bargna.
Ma andiamo ad approfondire meglio il discorso con questa chiacchierata che ho avuto modo di fare con lui.
RDN: Ciao Mario, benvenuto e grazie per la tua gentilissima disponibilità!
MB: Ciao Rosy e grazie a te!
RDN: Come nasce la passione per la musica?
MB: Iniziai ad avvicinarmi alla musica all’età di circa 8/9 anni, prendendo delle lezioni di pianoforte per volere dei miei genitori. Ero ammaliato da questo strumento ma la voglia di prendere a calci un pallone insieme agli amici, purtroppo allora prevalse. Tutto cambiò quando mio padre mi regalò, dapprima, una chitarra acustica dodici corde e subito dopo una chitarra elettrica che chiesi in regalo per il mio tredicesimo compleanno, gasato dall’ondata di band hard rock e punk che girava nelle prime cassettine nello stereo di mio cugino Alessandro Bargna (anch’esso musicista/chitarrista). Fu lui ad insegnarmi i primi accordi, da allora tutto prese forma e la musica divenne pilastro della mia vita.
RDN: Quali sono gli artisti che maggiormente sono fonte di ispirazione per te?
MB: Ho sempre apprezzato ed ascoltato ogni tipologia di musica, senza pregiudizi, con la voglia di farmi emozionare e contaminare. Negli anni mi sono reso conto che sono tanti gli artisti che mi hanno emozionato, se devo citarne alcuni per esempio, per stare nei nostri confini, stimo molto artisticamente Alberto Fortis, De Gregori e Lucio Dalla, dai quali attingo sicuramente molte sensazioni. Ho consumato e divorato album di band come Clash, Police, Green Day, Queen, Guns ’n’ Roses... Roxette, passando per Elvis, Bryan Adams... mescolando con Tenco e Modugno per poi emozionarmi ogni volta che ascolto colonne sonore tra le note del maestro Morricone ma passando anche per brani più leggeri come “Neverending Story” di Limahl e “The Goonies ‘R’ Good Enough” di Cyndi Lauper senza trascurare alcune band new wave come Depeche Mode o Pet Shop Boys.. insomma, ascolti senza un apparente filo conduttore, se non l’emozione, che a mio parere è l’unico modo genuino di godersi la musica.
RDN: La tua carriera è partita nella band “Succo Marcio” nei primi anni 2000 con all’attivo 3 album, come è nata la band e come è nata l’idea del suo nome così particolare?
MB: Devo molto a mio cugino, Silvio Mason, purtroppo scomparso recentemente, batterista e fondamentale catalizzatore nella nascita ed evoluzione dei Succo Marcio. Con i Succo ho vissuto esperienze artistiche, mediatiche e umane davvero importanti ed uniche. Auguro a qualsiasi musicista di riuscire ad avere un percorso cosi vero ed intenso anche se, purtroppo per le nuove leve, sarà sempre più difficile ritrovare le atmosfere e le modalità con cui si formavano, crescevano e sognavano le band nate a cavallo tra anni 90 e 2000. Siamo nati in una realtà molto simile ad un centro sociale, dall’esplosione intorno agli anni 94/95 della scena grunge/punk, grazie all’arrivo anche in Italia del sound e dell’energia devastante di band estere tra cui sicuramente Nirvana e Green Day, energia che ha alimentato tante band come noi per diversi anni (e le alimenta tutt’oggi). Concettualmente si cercava di attingere allo spirito “punk” e da qui, legato ad alcune vicende vissute tra amici, la scelta del nome Succo Marcio.
RDN: Con i Succo Marcio ti sei tolto molte soddisfazioni tra cui quella di condividere il palco con i Green Day, che ricordo hai di loro e di quella esperienza?
MB: Erano i primi periodi in cui il connubio musica/internet diventò fondamentale. Grazie ai Green Day che ci fecero suonare un nostro brano con i loro strumenti durante il loro showcase ai Magazzini Generali di Milano e l’enorme risonanza che ciò ebbe poi su internet, prese il via per noi Succo un percorso davvero speciale, le strade tra noi e i californiani si incrociarono più volte sino a quando nel 2005, sul palco dell’Heineken Jammin Festival di Imola, aprimmo il loro concerto.
RDN: Parlando della band non si può non citare MTV dei quali siete stati anche ospiti, a questo proposito, tu che hai vissuto quell’epoca dove questa emittente televisiva la faceva da padrona nel campo musicale vedendo ora è tutto in mano ai Talent cosa ne pensi di questa evoluzione? Hai qualche rimpianto di quel periodo?
MB: MTV, All Music, Match Music, Rock Tv... erano tempi molto affascinanti ed appaganti sia per noi artisti che le vivevamo che per gli utenti che avevano canali dedicati e ben organizzati, nati per valorizzare e arricchire la musica. Il rimpianto sicuramente sono le atmosfere uniche che giravano attorno a quel modo di vivere e fruire della musica... solo chi come noi le ha vissute può capire di cosa parlo. Oggi è tutto diverso, ai miei occhi è davvero tutto meno affascinante, meno coinvolgente, tutto più ‘freddo’ ma è solo un punto di vista...
RDN: Nel 2006 senti il bisogno di aprire un progetto tutto tuo e di spingere sul cantautorato, cosa ti ha spinto verso questa scelta?
MB: Gli anni passano, una persona cresce, cambia... semplicemente quindi il bisogno di esprimere colori diversi del mio modo di scrivere e vivere questa passione. Da un lato, l’energia e la spensieratezza del punk rock suonato con i Succo, dall’altro il mio progetto in cui esprimere qualcosa di più intimo e personale. Una valvola di sfogo perfetta!
RDN: Nel tuo percorso solista vanti una serie di collaborazioni illustri, per citarne alcuni tra queste ci sono Gatto Panceri, Alberto Fortis e Omar Pedrini, quale tra le tante porti di più nel tuo cuore?
MB: Avere la possibilità di confrontarsi, condividere e cogliere da alcuni grandi artisti, è molto importante per un giovane artista. Con Gatto ho avuto l’onore di scrivere a quattro mani il brano “Morrison Hotel”, tratto dal mio primo album. Alberto Fortis posso dire che è un vero e proprio “padre” per me, ho lavorato per lui per molti anni e di conseguenza ho molti ricordi di lui artisticamente ed umanamente a cui sono molto legato. Omar è una grande persona, disponibile nei miei confronti e mi ha appoggiato sempre... un esempio assolutamente da seguire sotto diversi aspetti! Ho avuto il piacere di conoscere davvero molti artisti tra cui mi piace sempre citare per la stima che ho nei loro confronti sicuramente Lele Battista, Simone Tomassini, Garbo e per ultimo ma più importante, Valerio Ziglioli, in arte Tao, il fratello maggiore che ho sempre sognato di avere.
RDN: Nel 2010 sempre da solista partecipi ad Area Sanremo per le selezioni di Sanremo Giovani, parlaci di questa esperienza e cosa ti ha regalato dal punto di vista di crescita personale?
MB: È stata un’esperienza molto stimolante e costruttiva, ho conosciuto molti artisti come me e il contesto mi ha fatto sognare molto. Nonostante io non sia riuscito a guadagnarmi un posto sul palco dell’Ariston, sono tornato a casa con ancora più voglia di scrivere e portare avanti il mio progetto.
RDN: Nel 2016 dopo la nascita di tua figlia decidi con molto coraggio di buttarti in un’avventura preziosa per la piccola città di Como ovvero quella di occuparti dell’Associazione Culturale Musicale “L’Officina della Musica” parlaci di questo club dove tu lavorando sodo hai riportato nomi importanti come Marco Ferradini, Alberto Fortis e molti altri a suonare per questa città che ultimamente da questo punto di vista è molto spenta…
MB: È una piccola ma grande realtà in centro Como, dove portare arte e musica non è mai stato facile. Ci ho messo tutto me stesso con il presidente Augusto Turba e Cecilia Casella, abbiamo sin da subito cercato di sensibilizzare la città a tornare alla ricerca della musica live, della musica inedita, della musica da ascoltare con attenzione e piacere, senza troppi fronzoli ne distrazioni superflue. Non è stato per nulla facile ma tutt’oggi, dopo mesi di chiusura per emergenza covid19, si è tornati a portare avanti questa preziosa missione: dal jazz allo swing, dando spazio ai tanti progetti inediti proponendo anche live ed interviste di grandi nomi del panorama italiano.
RDN: Questo post-quarantena è molto complicato per tutti specialmente per il settore dello spettacolo, come hai vissuto il lockdown e quanto esso è riuscito a stimolare nel bene e nel male la tua creatività?
MB: Questo periodo storico era già molto difficile per molti e l’emergenza covid19 ha affondato bene la lama. Nonostante la meravigliosa attesa dell’arrivo di Leonardo, il mio secondo figlio, non è stato molto facile vivere tutto quello che stava accadendo, chi più e chi meno, tutti abbiamo sofferto e accusato il colpo, a nostro modo. La speranza è che tutto questo porti ognuno di noi ad un miglioramento, nel vivere la vita, nel vivere gli altri, nel vivere le proprie passioni e questo è sicuramente il mio obiettivo, trarne qualcosa di costruttivo.
RDN: Il 24 Luglio è uscito il tuo nuovo singolo “106 Miglia” parlaci di questo brano?
MB: In questi ultimi anni ho scritto davvero molto. Il tempo e le energie per concretizzare nuove uscite discografiche però è molto difficile da trovare in alcuni frangenti della vita ma avevo davvero voglia di condividere qualcosa, di dare un segnale, di sentirmi ancora “VIVO”. Ecco allora l’idea di tornare a dire qualcosa! 106 miglia è la storia di chi ancora crede, di chi lotta per qualcosa, di chi raggiunge la consapevolezza che per riuscirci è fondamentale amare ed essere amati. E’ un viaggio che trae carburante dalla leggendaria citazione tratta da uno dei miei film preferiti, The Blues Brothers, “It's a 106 miles to Chicago, we've got a full tank of gas, half a pack of cigarettes; it's dark and we're wearing sun glasses. Hit it!”. Volevo umilmente omaggiare anche io, a mio modo, il quarantesimo anniversario dall’uscita nelle sale cinematografiche, nel Giugno del 1980 negli Stati Uniti e il 13 Novembre dello stesso anno in Italia, di uno tra i cult più amati anche da noi musicisti. Il risultato è fresco, consapevole, a suo modo riflessivo ma rispecchia a pieno l’entusiasmo e l’energia che necessita per affrontare un nuovo viaggio in questo periodo storico difficile per tutti!
RDN: Il testo contiene dei chiari riferimenti e il videoclip è fortemente ispirato al cult degli anni ’80 “Blues Brothers” come è nata l’idea di omaggiarlo?
MB: Come alcuni cd musicali, ci sono film che diventano parte di te. Il mito di Jake ed Elwood Blues mi ha accompagnato per tutta la mia infanzia senza mai lasciarmi. Mi ha sempre gasato e spronato a fare di tutto per portare avanti la mia missione, la missione per conto del mio “Dio”. Ecco quindi chiara la missione: il mio bisogno di sentirmi vivo, omaggiare uno dei miei film preferiti per i 40 anni dall’uscita nelle sale cinematografiche, dare un messaggio di speranza, supportare come potevo l’Officina della musica girando al suo interno un videoclip proprio della festa di compleanno a sorpresa ai Blues Brothers! Missione compiuta!
ECCO IL VIDEO ( https://youtu.be/ikc-RrNOM_A )
RDN: Se dovessi descrivere il brano con 3 parole quali usereste?
MB: Senza ombra di dubbio: “Everybody needs Somebody!”
RDN: Domanda che facciamo praticamente a tutti gli artisti, come vedi il panorama musicale attuale?
MB: Non voglio assolutamente essere distruttivo per cui mi piace pensare che ogni periodo storico abbiamo un preciso scopo nella società come nella musica. Attualmente io percepisco una sensazione di smarrimento generale che porterà però sicuramente ad un periodo dove il bisogno di musica suonata e più genuina tornerà ad essere esigenza degli artisti stessi. Chi ha voglia di capire, capisca. Chi vuole proseguire il suo viaggio diversamente, prosegua. La musica e l’arte non hanno tempo, confini né regole, il suo grande potere è anche quello.
RDN: In base alla tua esperienza, cosa ne pensi dei ragazzi, che si approcciano alla musica? Potresti dare loro qualche consiglio utile per aiutarli a “sopravvivere” nell’ambiente?
MB: Per fortuna c’è sempre qualcuno che ancora ci crede davvero e di giovani con idee e cose da dire ce ne sono davvero molti, anche qui in provincia di Como. Il mio consiglio è quello più universale, quello di credere nei propri mezzi e di creare sempre qualcosa di TUO, qualcosa che ti renda orgoglioso, qualcosa che tu possa cercare di valorizzare al meglio. Anche solo il divertirsi come dei matti a suonare la propria musica in sala prove, non è un concetto così scontato credetemi. Ritenetevi fortunati e date sempre il meglio! Le soddisfazioni arrivano sempre!
RDN: Per chi volesse acquistare il singolo dove può trovarlo?
MB: Dare una chance alla musica indipendente è un atto lodevole, chi volesse, trova il mio brano distribuito da iMusician su tutte le maggiori piattaforme digitando Mario Bargna, 106 Miglia. Grazie di cuore a chiunque me la concederà!
RDN: Grazie Mario, per la tua disponibilità e ti aspettiamo quando avrai nuove cose da proporci.
MB: Grazie a te per la chiacchierata e sicuramente tornerò a trovarti appena ci sarà occasione!
Bene come avete potuto notare non c’è forza più trainante della passione e credere nelle proprie idee restando sempre coerenti con sé stessi.
Non mi resta che invitarvi ad andare a visitare i suoi canali social ovvero:
Facebook: https://www.facebook.com/mariobargnaofficial;
- Instagram: https://www.instagram.com/mariobargna;
- Sito Web: https://www.mariobargna.it;
- Spotify: https://openspotify.com/search/mario%bargna.
Per concludere, non fermatevi ad ascoltare sempre le stesse cose che vi piacciono o vi propongono le radio, uscite e andate alla scoperta dell’underground perché vi assicuro che potreste restare sorpresi.
Con questo vi saluto e alla prossima!
Grazie da Almax Magazine per la cortesia e disponibilità. Con affetto e stima!